GIANNI DE TORA |
CARTELLE /mostre collettive |
INDICE GENERALE | CONTATTI | OFFICIAL SITE | INDICE COLLETTIVE |
2001-02 "Nel cuore del Mediterraneo" - Galleria Comunale di Benevento e altri centri del Sannio 14 dicembre 2001 al 5 gennaio 2002 |
TESTO DI ENZO DI GRAZIA SUL CATALOGO DELLA MOSTRA |
Nel cuore del Mediterraneo La cifra connotativa del secolo XX, specialmente nella seconda metà, è stato il tentativo di conciliare la ricerca tecnologica avanzata - e la conseguente fiducia nella razionalità e nella scienza - con un più irrazionale bisogno di ''fedi" che si muovevano ambiguamente tra la religiosità, più o meno canonizzata, e l'estetismo indotto anche nelle attività meno ''disponibili" verso la sensualità delle interpretazioni. Le vicende più recenti, poi, che hanno aperto così male il nuovo secolo e il terzo millennio, sembrano documentare le difficoltà del tentativo di portare a termine la gestazione di operazioni - per molti versi, lunghe, travagliate e sofferte - che si sono sperimentate a 360 gradi e che cercano oggi, tra recuperi, aggiustamenti, rivisitazioni e nuove intuizioni, di mantenere i contatti col passato senza rinunciare a niente del futuro, prossimo e remoto. Il fenomeno è particolarmente evidente e determinante in generale nella cultura, e in particolare quella visiva (quasi mai chiamata arte, per una sorta di pudore o di falsa modestia) che - pur avendo vissuto momenti e presentato connotati tali per cui avrebbe potuto facilmente essere la cifra della cultura e del pensiero - si è troppo spesso tenuta al traino delle scelte del momento e non ha mai, comunque, provveduto a stilare una definizione chiara ed organica delle idee. Il tentativo di agganciare la realtà sociale e politica all' attività culturale ed artistica ha costruito un coerente fil rouge dal Neorealismo - attivo specialmente nella letteratura e nella cinematografia - attraverso i vari tentativi di arte nel sociale o, peggio, ''sul" sociale, fino ad improntare manifestazioni tra loro contrapposte come possono esserlo, almeno all'apparenza, l'astrattismo geometrico e il graffitismo. La ragione di fondo va ovviamente cercata nel fatto che il desiderio di ''commentare" - quanto meno - la realtà sociale è stato talmente stimolante che nessuno se ne è potuto sottrarre, dai celebratori del consumismo ad ogni costo ai ricercatori delle radici culturali come genius loci individuale o collettivo. Il tema dei rapporti tra varie e tanto diverse Europe è da tempo uno di quelli che più facilmente si prestano a meditare sul nostro presente. Così come le cronache dell'anno Mille raccontano di grandi sconvolgimenti quasi universalmente visti come preludio alla fine del mondo ed attribuiti ad una qualche vendetta divina; allo stesso modo l'ultimo secolo del millennio ha registrato processi accelerati di cambiamento e spesso di stravolgimento che hanno toccato i popoli e i singoli, le attività produttive e la cultura, la tecnologia e la creatività; e non sempre c'è da rallegrarsi per quanto è stato fatto. A ben guardare, poi, anche l'inizio del nuovo millennio non scarseggia di notizie sensazionali e allarmanti; ed è sempre più chiaro che i fatti sono frutto, nel bene e nel male, dell'uomo, delle sue attività, dei suoi rapporti, della Storia insomma. I fenomeni sconvolgenti della natura troppe volte trovano spiegazioni logiche in un' attività sconsiderata di sfruttamento delle risorse, in nome di un non ben individuato "progresso"; e, peggio ancora, riappaiono nei com- portamenti terroristici e bellicosi i fantasmi di orrori che si sperava (e illusoriamente si riteneva) cancellati per sempre. Accanto ai dati inevitabilmente negativi, va però registrata - in paradossale parallelismo contrapposto - anche una realtà opposta, di avvio del nuovo millennio con la speranza - se non la prospettiva - di un mondo dominato dalla volontà di pacifica convivenza. Negli ultimi decenni del secolo passato, soprattutto in quella parte del mondo che ci interessa più immediatamente, un elemento decisamente positivo va registrato, ed è il tentativo di superare una secolare condizione di divisione tra i Paesi del vecchio continente. In questo nuovo secolo, da un lato già si può prendere atto di vari tentativi di progetto articolato in istituzioni comunitarie sempre più convinte, incisive ed ampie; e, su un altro versante, si va aprendo contemporaneamente la prospettiva più vasta d' un orizzonte che sostituisca l'idea stessa di confine, sulla convinzione che la via per la convivenza è quella che si fonda sul riconoscimento delle diversità nell'unità. Sicché, ancor più, si affaccia con chiarezza la necessità che gli intellettuali riprendano il ruolo di commento e di testimonianza del proprio tempo che quasi naturalmente gli compete; o, addirittura, come già molte volte si è registrato nella Storia, l'idea che alla cultura spetti oggi il compito non marginale di promuovere nuovi valori, anche con la precisa coscienza che la società ha tempi lunghi e l'invenzione quasi sempre è fulminea e largamente anticipatrice. Per onestà, va ricordato che quasi mai l'intellettuale riesce ad incidere direttamente nel concreto delle cose, ma opera perché in prospettiva le idee divengano azioni e fatti. Ma, appunto in questa logica, è importante che, mentre sul terreno politico ancora si dibatte su possibili ampliamenti dell'Europa, la Cultura e l'Arte contano ormai da anni su appuntamenti fissi di incontro e di scambio, di relazioni "altre" rispetto all' economia e alla politica, tra Paesi per molti aspetti ancora lontani. Per questo, riflettere su un ambito geografico - pur esso in realtà limitato - che tenga conto almeno di un altro elemento, il Mediterraneo, unificante di vari Paesi - comunitari e non - si colloca esattamente nella logica di superare anche i confini attuali verso un approdo vicino e possibile all'Europa del prossimo futuro. Un'ipotesi di lavoro di questo tipo si lega indissolubilmente e immediatamente a quello che si è definito il fil rouge del XX secolo nella cultura, vale a dire il desiderio di assegnare all'arte un ruolo di esame, di commento e di proposta per "il sociale" che, persi i connotati "romantici" del Neorealismo e sfrondato dal sociologismo che aveva impregnato gran parte dell' attività estetica nel sociale, diventa oggi la proposta di una necessità di coesistenza che nasce dalla geografia e dalla storia, che vedono popoli sempre più vicini occupare spazi sempre più sovraffollati con l'obbligo di vivere a contatto di gomito con il "diverso'' . L'operazione è possibile attraverso il confronto e la sottolineatura di divergenze (inevitabili, per molti aspetti) e le convergenze (assai più numerose di quanto si è normalmente portati a ritenere) tra linguaggi lontani tra loro, spesso anche notevolmente, per differenti storie politiche e sociali, per tradizioni culturali legate ad altre radici, per abitudini e forme espressive. Si incontrano, si confrontano e dialogano esperienze radicate nella Mitteleuropa (comunemente ritenuta razionale e fredda) ed altre alimentate dal sole del Tirreno: per scoprire che il gusto dell' astrattismo geometrico trova soluzioni parallele e simili; oppure linguaggi nati nel calore della terra spagnola ed altri impregnati della storia del mar Egeo: ed anche tra essi le distanze sono assai minori di quello che si è indotti comunemente a prevedere. Il dato accomunante risulta alla fine il bisogno di comunicare, da uomini con gli uomini, al di là delle inevitabili dif- ferenze. Ed è proprio questa convinzione umanistica del fare arte che ha tenuto il filo della storia recente, anche se non è arrivato mai a configurarsi come tendenza canonizzata: questo episodio si aggiunge ai molti che si registrano nel mondo e che pongono ancora una volta gli artisti in prima linea per indicare la "condanna a convivere" come prospettiva del futuro. |
pagina rivista Chiaroscuro |
RISORSE AGGIUNTIVE |
cartoncino di invito /SCARICA IL PDF |
Sintesi del catalogo della mostra /SCARICA IL PDF |
©Eredi De Tora 2015 |
web&DTP project: iOdesign FCA /creativeLAB by Renato R. Iannone - Architect and creative designer |